La metamorfosi


Gianni Nigro
Anni giovani
02/12/2011

Kafka, celebre scrittore cecoslovacco, anzi praghese appartente al tempo stesso alla comunità ebraica e a quella di lingua tedesca, scrisse un romanzo, o lungo racconto, dal titolo “La metamorfosi” in cui narra di un commesso viaggiatore che una mattina, all’improvviso, si risveglia nel corpo di un gigantesco scarafaggio.
Molti commentatori si sono affannati ad evidenziare le emarginazioni plurime di Kafka, che pare fosse anche tisico e anzi proprio di questo male sia morto prematuramente.
Tuttavia io ritengo che ci fosse anche qualcosa in più, nella narrazione di Kafka. La metamorfosi fa parte della vita. Tutto il mondo vivente, animale e vegetale, ha fasi evolutive di metamorfosi.
Forse quella più conosciuta è la metamorfosi del bruco in farfalla, ma praticamente non esiste essere vivente che non abbia una qualche sua metamorfosi.
Lo stesso essere umano è dapprima due entità distinte, la cellula uovo e lo spermatozoo, che fondendosi danno luogo alla cellula uovo fecondata. Tale cellula, inseguito a una serie di suddivisioni, diventa una piccolissima sfera a forma di mora, da cui la denominazione di morula che aderisce alla mucosa della parete uterina evolvendosi, subendo cioè una serie di metamorfosi. Abbiamo così la formazione dei tre foglietti embrionali e una trasformazione degli stessi durante la fase detta, appunto, embrionale, in cui i tre foglietti subiscono una enorme metamorfosi che porta all’embrione vero e proprio, un bambolotto che inizia ad avere un aspetto umanoide.
Il periodo successivo, detto fetale è costituito dalla trasformazione del cosiddetto feto nel nascituro, ormai bambino. Ma la metamorfosi non è certo finita qui. Esiste un lungo periodo di stasi, tra i venti e i sessant’anni, in cui i cambiamenti non sono eccessivamente rilevanti. Poi la metamorfosi ricomincia ad accelerare, i capelli (la barba e tutta la peluria in genere) imbiancano, il corpo si deforma, la pelle perde il grasso protettivo del sottocutaneo, le rughe appaiono e diventano solchi, e la metamorfosi da persona adulta a vecchio sono macroscopiche.
Non so negli altri, ma in me (che attualmente ho 62 anni) si stanno verificando anche delle vere e proprie metamorfosi mentali
. Per esempio ci sono luoghi che ho visceralmente amato e che ora mi intristiscono, mi deprimono, mi diventano di anno in anno, di mese in mese, di giorno in giorno, sempre più detestabili, i luoghi e i loro abitanti.
E poi cresce a dismisura l’elenco delle cose che detesto. Non tollero più l’inquinamento, il traffico caotico, i guidatori indisciplinati, la mancanza di educazione, la sgarberia diffusa, la disonestà, e più d’ogni altra cosa, la stupidità.
Certamente, mi rendo conto che l’intelligenza è un Dono che non è concesso a tutti. Ma tante volte gli stupidi sono stupidi perché vogliono essere stupidi. E non sopporto i furbastri. La miglior furbizia è l’onestà.
Quante persone ho incontrato, nell’ormai mia discretamente lunga vita, che hanno fatto i furbastri.
Ma lasciamo perdere. Mi interessa l’aspetto scientifico della metamorfosi, a iniziare da quello della mente. La mia mente sta subendo una forte accelerazione in una metamorfosi di cui non conosco i confini né le finalità.
Rimbambimento senile? Può darsi. Alzheimer? Non lo si può escludere.
Ma questa metamorfosi è in atto. E ogni mattina al risveglio, dopo essermi scolato due cappuccini e una Red Bull non zuccherata, mi sorprendo di come, durante la notte, sia avanzata. Che cosa? L’ho appena detto: la metamorfosi!