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Gianni Nigro
Anni giovani
15/02/2012

All’età di otto o nove anni, non ricordo bene, scoprii nel mese di dicembre, nascosto tra i vestiti accumulati in disordine nell’armadio, un proiettore. Evidentemente l’aveva portato mio padre da uno dei suoi frequenti viaggi a Milano.
La mattina di Natale me lo ritrovai, assieme ad altri regali, sotto l’abete, che a quei tempi ornavamo con stelle ritagliate da carta dorata o argentata.
“Allegato” (come si direbbe oggi) al proiettore vi era una piccola pellicola di Stanlio e Onlio, muta, che durava cinque minuti e, per i frequenti inceppamenti del proiettore, finì piena di bruciature nel giro di una ventina di proiezioni.
Ma intanto il fascino discreto della cinematografia lavorava dentro la mia mente sempre meno infantile e sempre più adolescenziale. E qualche anno dopo chiesi ai miei genitori di regalarmi una cinepresa e un nuovo proiettore.
Erano tempi in cui si poteva avere un solo grosso regalo per volta, così tra Natale e compleanno riuscii ad ottenere tutto l’armamentario e iniziai a fare filmini. Già, ma mi mancavano gli attori. Tampinavo chiunque mi capitasse a tiro, genitori, nonni, cugini. In fretta mi resi conto che la miglior cosa che potessi realizzare erano i documentari o presunti tali.
Nel frattempo le mie esigenze crescevano, e mi feci regalare un cavalletto, e una macchinina per il montaggio, che tagliava la pellicola e permetteva di rincollare con lo scotch. E poi una piccola moviola. Ero al completo.
Iniziai a prendere in prestito, presso la biblioteca scolastica, libri di cinematografia. C’era un mondo preesistente alla mia giovane vita, tutto da scoprire. Eisenstein, Dovzenco, e tutti gli altri.
A Milano, dove ormai ci eravamo trasferiti, esisteva un cinemino, l’Orchidea, dove davano film degli anni Cinquanta, ad esempio tutto Bergman. Ne rimasi letteralmente sconvolto.
Tanti film che credevo persi per sempre, mi fu possibile recuperarli quando arrivarono le videocassette. Ma i miei gusti cinematografici si erano diversificati (non so se in meglio o in peggio) e ora amavo i film di Scorzese, di Spilberg, di Barton, di Zemekis, ma più d’ogni altro, di Kubric!
Ecco, questa pagina è uno dei tanti fogli della serie “Pensieri al vento” (altrimenti detta “Discorsi a pera”), ma sarà anche il punto di partenza per parlare di film, dei film che ho più amato, una specie di sotto Home Page che apre a un sotto sito, quello dei film.abr>

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