Caraibi


Gianni Nigro
Anni giovani
07/10/2011

Non più le quattro pareti di questa ormai inutile stanza, non più i velieri regalati o comperati come capriccio dei quarant’anni, ma cielo dei Caraibi. E vento!
   I rettangoli bianchi delle vele si tendono sotto lo sferzante vento dei Caraibi, mentre il Capitano passeggia sul ponte di legno segnando pesantemente il ritmo lento con la gamba di ferro. Non ci sono balene bianche all’orizzonte. Il cielo è viola e le onde sono colline sempre più giganti.
   Il Capitano si è fermato e per un attimo anche il vento con lui. Dalla piccola porta è uscita lei, Lisana, in quel suo sorriso totale, in quel suo sorriso bianco disegnato sopra la pelle scura come le prime ombre della sera, come le travi dello scafo della nave, quella sua pelle liscia, come la seta.
   Il Capitano non tollera che altri occhi si posino sull’esile ma solida linea armonica della sua Lisana, ricoperta da un panno chiaro che mosso dal vento disegna linee morbide, forme, che sanno di fremito, forme che sanno di onde, che sanno di mare, di alghe, forme che sanno di vele, di velieri, di bandiere, ma rammentano anche la sua vita rinchiusa per anni, la sua vita stretta in vecchie stanze dove migliaia di anime perdute sono transitate attraverso quelle sue giovani forme, tra milioni di sospiri ansiosi, inquieti, vogliosi.
   E in quel sorriso, mentre le immagini si spengono, mentre cade il vento, mentre svanisce il mare e il Capitano e i legni della nave, e ritornano le quattro pareti e il soffitto, in quel sorriso perduto in cui pensavo di ritrovare la felicità dei vent’anni, ritrovo la tristezza della vita.